La Juventus è stata “ufficialmente” eliminata dalla Champions League oggi per mano del Galatasaray. I bianconeri sono usciti sconfitti da una partita sembrata quasi “maledetta” quanto quella di Perugia, ma le recriminazioni per le condizioni meteo e del campo, devono fermarsi giusto alla curva. Ce la si può prendere con se stessi per non aver avuto il peso “politico” sufficiente per rinviare una gara che non andava in alcun modo giocata, per l’incolumità dei calciatori, per quella dei tifosi (la copertura del nuovo stadio Turk Telekom Arena non è mai stata messa norma) e per la regolarità di un evento di prestigio come è una partita che vale gli ottavi di Champions League.

Detto questo, la storia potrebbe racchiudersi tutta in questa frase che Antonio Conte ha pronunciato poco fa nelle interviste post – partita di Sky Sport:

“Dove abbiamo sbagliato è stato ridurci all’ultima partita con la qualificazione in ballo. Può capitarti l’impossibile e allora ne paghi le conseguenze”.

La Juventus è uscita dalla Champions League con il seguente score: tre pareggi (Copenaghen in trasferta, Real Madrid e Galatasaray in casa), due sconfitte (Real Madrid e Galatasaray in trasferta) e una sola vittoria (Copenaghen in casa). Se analizziamo i freddi risultati (per le prestazioni si sarebbe meritato qualcosa in più), dunque, la Juventus merita di retrocedere in Europa League, poiché su sei gare è riuscita ad avere la meglio solo dei modesti danesi in casa, pareggiando poi tra le mura amiche e perdendo i rispettivi scontri diretti con le altre due squadre indiziate di giocarsi il passaggio del turno. Eppure sulla carta non è che il Galatasaray (a parte gli esperti Drogba e Sneijder) avesse tutti questi grossi calibri e un tasso tecnico altamente superiore ai bianconeri… Più semplicemente, i turchi sono passati per aver avuto maggiore mentalità europea. Quella che ai campioni d’Italia è mancata nei momenti clou di questo girone eliminatorio. Ne è l’emblema la gara d’andata proprio contro gli uomini di Roberto Mancini, nel corso della quale la Juve va sotto, pareggia, ribalta il risultato, ma si fa beffare alla fine.

Anche in gare ben disputate – si veda il doppio confronto Real Madrid (perso all’andata e pareggiato al ritorno) – è sempre mancato quel qualcosa che fa di una squadra schiacciasassi in Italia, una corazzata a livello europeo. Senza andare a cercare capri espiatori, la Juventus ha denotato ancora una volta un’endemica sofferenza “internazionale”, cosa che non ha per dire il Milan, che anche in annate in cui non è irresistibile quanto a qualità, tecnica e tattica, riesce comunque a farsi rispettare in Europa. Il resto lo fanno un mix di fattori che denotano chiaramente un’inadeguatezza a tutti i livelli a competere con i grossi calibri: a livello di qualità della rosa, la Juve è cresciuta molto negli ultimi anni, ma ancora manca qualche top player  che faccia fare il definitivo salto di qualità. Antonio Conte, poi, grande condottiero, uomo della rinascita al quale un tifoso bianconero dovrà dire in eterno grazie per aver riportato alla vittoria una società (più che solo una squadra) proveniente letteralmente dall’oblio, ha ancora qualcosa da imparare prima di poter essere accostato, com’è stato fatto, ai mostri sacri come Ferguson e Guardiola. Non mancherà il tempo, ma per ora c’è da fare i conti con un Europa League da rispettare e con un mercato a giugno che senza soldi della Champions richiederà qualche sacrificio.

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